Internazionale è un settimanale che acquisto e leggo da diversi anni e da pochi mesi sfoglio anche sul mio iPhone.
Il sottotitolo è una promessa mantenuta: “Ogni settimana il meglio dei giornali di tutto il mondo”.
Da 4 anni Internazionale organizza a Ferrara un Festival di 3 giorni dal calendario ricco di dibattiti, convegni, concerti, mostre.
Quest’anno sono andata sia perché interessata a diversi interventi sia in quanto blogger selezionato insieme ad altri 20.
Mentre è possibile scoprire che cosa ho seguito su www.petalirossi.com qui do qualche cifra del Festival: 51.000 visitatori; 125 ospiti provenienti da 4 continenti; 23 paesi; 25 testate giornalistiche. In programma 52 incontri, 4 workshop per adulti e 2 laboratori per bambini.
Dopo i numeri, una considerazione.
Chi fa comunicazione sociale come me e si ritrova a scrivere di guerre, fame, epidemie e quant’altro deve fare i conti con le parole, oltre che con tanti interrogativi. E allora fa bene ascoltare il reporter statunitense David Rieff, che per anni ha seguito diversi conflitti, autore di: “Sulla punta del fucile – Sogni democratici e intervento armato”.
E il dibattito “Aiutare, soccorrere e proteggere: i civili nel mirino” e capire perché Medici senza frontiere non è per il pacifismo estremo e dunque non supporta la R2P (Responsabilità di proteggere).
E sentire perché non bisogna fare confusione fra le parole “clandestino”, “extracomunitario”, “rifugiato”, “profugo”, “richiedente asilo” dalla viva voce di Laura Boldrini, portavoce dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e autrice di “Tutti indietro”, libro scritto nell’estate del 2009, quella dell’attuazione delle politiche di respingimento.
E poi ascoltare la poetessa Warsan Shire, nata in Kenya da genitori fuggiti dalla Somalia colpita dalla guerra civile e cresciuta a Londra.
Fa bene ascoltare chi ha girato il mondo, chi ha visto direttamente quello di cui poi scrive, chi vive sulla propria pelle i problemi. I manuali pieni di regolette e spesso scritti in modo sgrammaticato possono andare alle ortiche. Questo, almeno, è il consiglio che do ai giovani e a me stessa. Ogni giorno.