Jean Vermeer, 1632 – 1675 La merlettaia
Dedico il primo articolo di quest’anno al master “Tutto è vita – Scuola di alta formazione in accompagnamento spirituale nella malattia e nel morire” diretto da Padre Guidalberto Bormolini, che sto seguendo da Ottobre 2023.
Mi ero iscritta a Luglio scorso in una giornata difficile, segnata dalla recente morte di mio marito. In quel momento cercavo qualunque cosa potesse riempire il vuoto e lenire il dolore. Allora la morte e il fine vita erano gli unici argomenti che sentivo familiari, vicini, opportuni. Faticavo a concedermi una serata con le amiche, un aperitivo. Mi sentivo in colpa se per un attimo sorridevo a una battuta.
Iniziando a frequentare il master ho piano piano capito quanta vita c’è nella morte e quanto c’è ancora da fare quando non c’è più niente da fare. Ho sentito e provato sulla mia pelle quanti tabù sono collegati al fine vita, alla morte, al lutto, alla vedovanza.
È passato un anno dalla morte di mio marito e ora posso dire che più sorrido e vivo, più la onoro. Ho lasciato Milano dopo 34 anni e trasformato la mia vita. Qualche volta rido sino alle lacrime senza sentirmi in colpa. Cammino, danzo, vado in piscina, ascolto musica a tutto volume. Un weekend al mese seguo da remoto il master “Tutto è vita” e mi confronto con compagni e compagne di viaggio: psichiatri, infermieri caposala, medici, counselor, insegnanti di yoga. Questo mese dobbiamo consegnare la tesi. L’ho appena fatto. Ho scelto come tema la comunicazione, argomento del quale mi occupo da sempre per lavoro.
Il titolo? “Lo sguardo, il silenzio, la parola. Ricamare il distacco.”